ESTRATTI DALLA RASSEGNA STAMPA


MEDEA di Enzo Costabile

Calabria
 
Febbraio 2001
"LA MEDEA DI COSTABILE UNA DONNA DEL 2001"
.Il ruolo di Medea, interpretato da Antonella Carbone, metterebbe a dura prova qualunque attrice. Un monologo delirante che dura quasi un'ora, un soliloquio che non ha altro deuteragonista che la propria mente... (Luciana De Rose)

Il Quotidiano della Calabria 28/11/1999
GLI ABISSI DI MEDEA TRA SUONI IPNOTICI

Un testo forte, dunque, che non dà tregua allo spettatore né tantomeno all'attrice che interpreta Medea, Antonella Carbone, bravissima e stremata alla fine dello spettacolo… (Laura Marano)

La Provincia Cosentina
07/12/1999
FATICOSA MA RIUSCITA LA PROVA EURIPIDEA
I testi di Enzo Costabile sono tesissimi: attraverso un vocabolario povero, ma continuamente variato, si ha un dispiegamento del dramma che non concede pause. Soprattutto non le concede alla prima attrice Antonella Carbone, sottoposta, non solo fisicamente, a una dura prova brillantemente superata. … (Paolo Aita)

Gazzetta del Sud
18/03/2001
MODERNITÀ DI MEDEA
Medea (Antonella Carbone), recita la sua sconfortata preghiera disperante sotto le mura di Corinto, rese da un efficace quanto affascinante impianto scenografico Il coro diventa il suo alter ego, le voci di dentro. La veglia in cui la maga premonizza, sogna, del dramma di Medea, è vissuta con un oscuro testimone che occupa il centro della scena, una lama piantata per terra. La misura è colma il percorso della vendetta è tracciato è segnato. (Marcello Gallo)

Il Quotidiano della Calabria
19 marzo 2001
UNA MEDEA SUGGESTIVA E POTENTE
…A vestire i panni di Medea è Antonella Carbone, volutamente isolata sul palcoscenico, a riprodurre quella "infinita solitudine" cui l'eroina è condannata dal marito Giasone, che l'ha ripudiata in favore di Creusa. (Laura Marano)

La Provincia Cosentina
04 febbraio 2003
LA MEDEA TOTALE DI ENZO COSTABILE
E' un pieno corporeo quello che realizza subito l'intensa Antonella Carbone che veste i panni laceri di Medea. Compressa e inchiodata su se stessa Medea è al centro della scena, alle sue spalle un'immensa parete bianca che lotta con il nero scenico. Nessuna dialogicità, la parola è essenzializzata in lampi di frasi che si accendono e si spengono, flash che rimbalzano nelle spire di un monologo-soliloquio fatto di delirio, gli occhi gravitano in alto a cercare luce nello scuro, che lascia indovinare il dualismo prospettico del dramma, intessuto di contrasti cromatici, tonali, spaziali, temporali…." (Antonietta Cozza)

Il Domani
04 febbraio 2003
MEDEA, PER GELOSIA E INGIUSTIZIA
"La Medea, messa in scena dal Centro R.A.T., è passionale e intensa. Si svolge tutto in 60 minuti. La donna tradita (Medea, Antonella Carbone) è sempre al centro della scena che ascolta con sofferenza anche le ingiurie di Creonte e le parole dell'insensibile Giasone. La Medea di Costabile è dramma di ingiustizia e gelosia. Usa un linguaggio chiaro e diretto…" (Maria Gabriella Capparelli)

QuiCalabria (30 Luglio 2007)
LA TRAGEDIA DI MEDEA
Uno spettacolo fortemente espressivo, carico di pathos e violentemente drammatico. Antonella Carbone/Medea è riuscita a dare al personaggio una grande carica emotiva, esprimendo l’angoscia di una donna desiderosa di abbandonare se stessa, martoriata dalla colpa che ha commesso. (Marco Papasidero)

JENIN. Incubi di guerra da Euripide,Ghada Samman

 

Mediapolitika
22 aprile 2013
Jenin. Incubi di guerra, in scena al Piccolo Teatro dell'UNICAL
"...Più che raccontare la storia di una donna, lo spettacolo opera un'intensa introspezione umana ed emotiva sulla figura di una donna disperata, sola, vittima "simbolica" e non casuale di tutte le guerre. Alla pura narrazione il testo preferisce il racconto mediato dal sogno, che inevitabilmente diventa incubo.La memoria annebbiata da orribili visioni rincorre la realtà, distorcendone la percezione e portando alla follia. Il tono, volutamente uniforme e ossessivo, trasmette efficacemente quel senso di angoscia che solo l'oppressione e la violenza riescono a provocare. Ciò che emerge è anche lo spaventoso smarrimento del sè e il difficile adattamento all'identità ereditata dall'esperienza di guerra...) (Fabio Grandinetti)

Il Giornale di Calabria
23 aprile 2013
Jenin, un dramma convincente per grande potenza espressiva
"...I cinquanta minuti di rappresentazione manifestano un urlo, quella di una donna tra le macerie, come tante, nel medio oriente, in Africa, nei territori depredati dall'identità. Un urlo di dolore, di denuncia, di morte. Una voce corale, triste bandiera popolare.Tra gli spettri di una città cancellata e quelli interiori che riaffiorano materializzati nella solitudine. Di trovarsi di fronte il nulla, i resti di edifici disossati, polvere come fosse neve che copre la strada, il sangue sui muri, scarpe di bambini tra la cenere, bambole mozze. Tutto questo raffigurato scenograficamente sul palco. Grembo gravido di materia sensibile....
....Il resto consegnato alla potenza espressiva del viscerale incarnato dalla Carbone , a suo agio nel drammatico, immedesimata quasi fosse una sua urgenza di dare voce a lacerazioni interiori...." (Emilio Nigro)

La Provincia Cosentina
9 novembre 2004
INCUBI DI GUERRA. E' il teatro o la realtà?
Jenin. Incubi di guerra. In una macchina scenica impeccabile Antonella Carbone ha detto al pubblico del Teatro dell'Acquario cos'è la guerra e il suo dolore. Massimo Costabile progettista e regista ha verosimilmente voluto ricordare al pubblico l'esistenza di un'ipotesi di morte...
...Uno spettacolo tecnicamente perfetto ha fatto da corollario ad un testo non esclusivo, tuttavia magistralmente tessuto e poi recitato con enorme efficacia evocativa: da brani dalle opere di Euripide, Ghada Samman e Tahar Ben Jelloun.
(Luigi Guido)

Gazzetta del Sud
9 novembre 2004
L'INCUBO DELLA GUERRA
Monologo di Antonella Carbone al Teatro dell'Acquario "Jenin. Incubi di guerra" progettato e diretto da Massimo Costabile è un profondo urlo di costrizione, che si erge dalle macerie storiche d'ogni sopraffazione, abuso, oppressione, cui è sottoposta l'umanità donna. Antonella Carbone è protagonista di un intenso monologo che rende bene la dimensione dell'incubo di una tragedia assolutamente contemporanea ma dalla presenza antica e continuata. La guerra raccontata nelle parole di una lunga suite di uno spasimo che non ha più la forza di cercare ragione e che diventa orrore, anzi l'Orrore...
(Marcello Gallo)

Edizione della Sera
9 novembre 2004
JENIN, DOLORE E INCUBI
Il sapiente riadattamento del regista Massimo Costabile di tre testi sull'argomento, vede sul palco una Antonella Carbone in splendida forma. Capace di trasmettere emozioni e sentimenti, quasi come se in mezzo ai bombardamenti di Beirut e agli spari dei cecchini ci fossimo anche noi. Lo spettacolo si sviluppa in un crescendo vorticoso che porta alla luce uno ad uno gli incubi di Jenin... (Barbara Costabile)

Il Quotidiano della Calabria
22 luglio 2004
IN SCENA JENIN E I SUOI INCUBI
Una manata di vernice rosso sangue spalmata ad inizio spettacolo su una specie di "muro del pianto universale" che incombe su tutto: fa ombra sull'esistenza della protagonista (Antonella Carbone), che "sanguina dal di dentro" tra campi coltivati a fucili" e racconti di disgrazie e miserie introdotte da bladerunneriani "ho visto"... (EugenioFuria)

ANTIGONE di Sofocle

La Provincia Cosentina
16 dicembre 2003
L'URLO DI ANTIGONE. LA FEMMINA E IL TIRANNO
Si apre la scena, si ergono colonne come disumani giganti, a lato un trono vuoto circondato da sangue. Toni scurissimi. Vento che turba e scompiglia Antigone - Antonella Carbone- velata di un velo rosso sangue. È tragedia nell'aria e si sente a pelle e di più si vede nel corpo teso della donna fatta pietra da un dolore macigno. La morte dei suoi due fratelli è avvenuta oltre le mura di Tebe. Eteocle e Polinice si sono dati la morte, il loro sangue si è fuso nell'ultimo sospiro a scontare una condanna che si perde in un tempo lontano ma si propaga quale veleno da generazione in generazione. È Antigone che si accende di tanto soffrire e si contorce a raccontarlo, sola, in scena; gli occhi spersi e senz'anima, le membra contratte, la gola arsa, la mente sfiancata.
(Antonietta Cozza)

Mezzogiorno Economico
Dicembre 2002 - Gennaio 2003
Il "mito di Antigone" al Teatro dell'acquario
Arte, teatro e società entrano in scena.
Al loro interno prende forma il dramma familiare di Antigone (interpretata con mirabile forza introspettiva da Antonella Carbone), sorella menomata dalla sepoltura di uno dei suoi due fratelli, Polinice, privato dagli onori funerari per volontà di Creonte (Gennaro Clausi)

Il Quotidiano della Calabria
17 novembre 2002
L'ANTIGONE VA IN SCENA ALL'ACQUARIO
L'eroina del sacrificio interpretata dalla debordante energia drammatica di Antonella Carbone, ci rappresenta l'interezza di chi non perde di vista, neppure nel più irreale dei destini, la dignità dell'essere umano… ( Pierpaolo Pastore)

Gazzetta del Sud
20 novembre 2002
L'ATTUALITA' DI ANTIGONE
Di grande efficace l'interpretazione di Antonella Carbone nei panni, certamente non facili, della figlia di Edipo. Attrice non nuova, peraltro,al "tu per tu" con le protagoniste - regine del teatro drammatico greco. (e.c.)

The weekly Babs
WebMagazine di informazione indipendente
23 dicembre 2002
LA TRAGEDIA INATTUALE DEL CENTRO R.A.T.
Ci troviamo davanti ad un teatro che ha il suo punto di forza nella recitazione e che, come tale, non può lasciarsi proteggere da effetti visivi o colpi di scena spettacolari. La sua dimensione ideale è quella dell'equilibrio, della costituzione di un prezioso equilibrio fra testo, scena e pubblico. (Vincenza Costantino)

Il Quotidiano della Calabria
17 dicembre 2003
IL DRAMMA ETERNO DI ANTIGONE
L’idea del lutto e del sangue sono scolpite nel velo rosso che copre tutta la figura di Antigone (Antonella Carbone), che già troviamo disperata e piena di rabbia perché il potere non le consente di lenire il dolore della perdita, piangendo su una tomba. (Simona Negrelli)

MALEDETTA da Euripide

INIZIATIVA
(maggio 1996)
MALEDETTA
"...Un grido d'accusa, che, attraverso tempo e e spazio, giunto fino a noi, nella nostra storia, nel nostro "oggi". Bisogna dire che non sono molti gli spettacoli teatrali che, oltra a piacerci, ci coinvolgono emotivamente, fanno vibrare nel più profondo il nostro essere, in una parola "ci emozionano".
...Bravissima la protagonista, Antonella Carbone, che con una recitazione intensa, ricca di pathos, ha saputo rendere tangibile la tragicità che ispira il lavoro. Ha urlato la sua rabbia, la sua accusa contro oppressori e persecutori, e la vittima si è trasformata in giudice dei suoi carnefici...."

IL QUOTIDIANO
(28 aprile 1996)
SUBENDO VIOLENZE E SOGNANDO LA LIBERTA'
"...Atmosfera connotata di violenza e prevaricazione come elementi "raccontati", vissuti. Questi si rispecchiano nelle parole, emozionanti e che bucano dentro, grazie all'ottima interpretazione di Antonella Carbone che è riuscita a rendere profondamente coinvolgente quello che è lo status delle donne vittime di soprusi.... Grande pulizia formale e disegno registico forte..."

IL TAGLIERINO
(18 maggio 1996)
LUTTI E SUGGESTIONI DEL TEATRO GRECO
"...Scene spoglie ma dense di considerevole potere evocativo, sono presentate ad un pubblico che deve estrarre dal buio le figure teatrali. L'impressione è che la musica, di fortissimo impatto, rappresenti la Guerra di Troia appena terminata e opprima fino a schiacciare le reduci del conflitto. L'attrice principale, Antonella Carbone, recita il testo, mentre le altre impiantano un translato commento di gesti, a metà tra la danza e la mimica, alle vicende narrate dalla protagonista. Bisogna riconoscere a questo allestimento una considerevole penetrazione della tragedia con i mezzi del teatro contemporaneo..."

E LA TERRA GRAFFIO’ LA LUNA da “Yerma” di G. Lorcadi Massimo Costabile e Franco Dionesalvi

Tribuna Sud Italia
Aprile 1990
E LA TERRA GRAFFIO' LA LUNA
"...secondo spettacolo della coppia Costabile-Dionesalvi che si indirizza verso un teatro di poesia,pur tenendo conto delle sollecitazioni del teatro d'avangardia e anche quelle del teatro classico. L'intreccio è esile e si incentra, per lo più, sui problemi di una donna alle prese con un difficile tentativo di maternità. Apprezzabili le atmosfere, la tensione drammatica che se ne sprigiona, l'eleganza del testo e la semplice immediatezza della scena, quell'aria allo stesso tempo incantata e angosciata che viene fuori nei momenti migliori dello spettacolo..." (Raffaele De Luca)

Il Giornale di Calabria
08 /03/1990 )
BUON SUCCESSO DI PUBBLICO PER "E LA TERRA GRAFFIO' LA LUNA"
"... In scena Yerma (Antonella Carbone) dall'inizio alla fine.Il suo è un monologo senza posa, che ha un'intensa drammaticità e rari momenti di riflessione. Gli altri personaggi intervengono soprattutto a disseminare di voci interiori ed esteriori un percorso che resta essenzialmente di lei.Un percorso attraverso il dramma di una maternità fortemente voluta e mancata,impossibile, che, nella versione di Costabile e Dionesalvi, diviene simbolo di una globale impossibilità a generare e a rigenerarsi, di un tempo storico, di una generazione..."


Il Centro - Quotidiano d'Abruzzo
09/04/1990)
SOLTANTO DISPERAZIONE DOPO LA DURA LOTTA
"...Nella simbologia drammaturgica risolta da Costabile, la scena incarna la luna, che è indivisibile attraverso la sua controfigura di carne che è la terra. Yerma (la bravissima Antonella Carbone) lotta, si contorce, ma "partorisce" solo disperazione. "Meglio maledetta che dimenticata" grida al suo compagno Juan, altro estremo di un rapporto di coppia ormai inaridito dall'incomunicabilità....(Jolanda Ferrara)

L'Ora
13/05/1990
YERMA MADRE DEL SUO DESTINO
"...Del dramma di Lorca si ritrova nello spettacolo l'ossessione della protagonista, il suo percorso psicologico, che gli autori hanno immaginato a spirale .Nè la trama, nè l'ambientazione interessano più .Piuttosto è il senso ultimo dell'opera di Lorca che gli autori intendono sottolineare. Il conflitto tra necessità ed impossibilità che progressivamente diventa follia..." (Roberto Giambrone)

Gazzettino del Crati
28/02/1990
VERSO UNA NUOVA PAROLA
"...La collaborazione fra Costabile e Dionesalvi è del tutto coerente e nasce da una necessità forte, far si che la ricerca sulla parola sia svolta con una radicalità esemplare come pure quella tematica sull'incomunicabilità nel mondo contemporaneo che qui diventa originariamente impossibilità di creare...
C'è da dire però che nel testo si avverte una poeticità a volte troppo carica, ridondante, che, purtroppo, contrasta con l'essenzialità elegante della regia e delle soluzioni sceniche e musicali, costringendo Antonella Carbone ad un grande sforzo nel dominare il testo, condotto però intelligentemente sul pedale del tragico e del pathos, cercando, cioè, di farne risaltare le caratteristiche intrinseche..."
(Angelo Fasano)

La Sila
Febbraio 1990
LA LUNARE CLASSICITA' DI UNA TERRENA YERMA
"...Notiamo in quest'ultimo allestimento del Centro R.A.T. alcune varianti rispetto ai precedenti lavori. Anzitutto, un arricchimento del dialogo e della componente poetica in esso insita. C'è nella fattispecie, un superamento della mancata maternità di Yerma, interpretata da una convincente Antonella Carbone, meno corporea che nel precedente lavoro tratto dal Woyzeck di Buchner, addirittura più "greca" che ispanica nel suo viaggio nella coscienza che si attua tramite i tre momenti della speranza, dell'azione e della disillusa ragione..." (Amedeo Furfaro)

L'Ora
22 /05/1990
YERMA, UNA DONNA STERILE
"...Massimo Costabile e Franco Dionesalvi hanno fatto un lavoro di sottrazione del testo di G. Lorca togliendo trama e dialogo per una drammaturgia del personaggio che aspira al rito di se stesso. Così Yerma -Carbone è permanentemente in scena in un paesaggio della memoria onirica dove tronchi-totem e tagli orizzontali di luce legano in scena per un teatro dell'arcano femminile. Il titolo "E la terra graffiò la luna" sembra promettere ferite di sogno, disperate proiezioni d'identità verso l'alto, ovvero in direzione del fuoco come fosse la tendenza intima di una poesia di desiderio e di morte, di una fiamma che alla fine si spezza sempre...." (Lina Prosa)

LA LEZIONE di E. Ionesco

GAZZETTA DEL SUD
29 gennaio 1992
LA VIOLENZA DELLE PAROLE RACCONTATA DA IONESCO
... complessivamente gradevole la prova offerta da Lindo Nudo, nel ruolo del professore, spigliata l'interpretazione della vittima esibita da Antonella Carbone,convincente,appieno, il maggiordomo che il regista Costabile ha ritagliato e cucito su misura per sé...

QUIGIOVANI
5 febbraio 1992
PRIME TEATRO :" LA LEZIONE" CON IL CENTRO R.A.T.
PREZIOSISMI

"...la delicata e accorta mess'inscena del centro R.A.T. rispetta le esigenze di fondo del testo, mettendone in evidenza, con una lettura mirata, alcune sfaccettature. L'ambientazione fa riferimento ad alcune suggestioni che il nostro immaginario collega ormai al cinema francese. Con un preziosismo birichino : la caratteristica dei personaggi, grazie ai costumi e alla gestualità,in forma poeticamente animale .Così il professore è un pipistrello, l'allieva un uccellino, e il maggiordomo un pinguino.