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DON
KITSCIOTTE STORY
Gran varietà in due
tempi
Libero adattamento dall'opera di Cervantes e Bulgakov
di Nello Costabile e Anna Ponte
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Nonostante la tentazione
che si potrebbe avere, riteniamo il romanzo di Cervantes pressoché
inadattabile teatralmente. Abbiamo scelto un tentativo: leggere
l'opera originale, impregnarsene e dimenticarla per meglio, forse,
penetrarla in profondità, ricorrendo ad una scrittura drammaturgica,
ad un'ipotesi di messa in scena che riflettesse il nostro modo
concreto di 'fare teatro'. Se il mito di Don Chisciotte e del
suo scudiero Sancio Panza raggiunge la nostra realtà, allora la
lotta fra il sogno e la realtà ha un senso e lo spettacolo, attraverso
le sue situazioni comiche o grottesche, non puo'che riflettere
un aspetto contradditorio e 'tragico': « due uomini d'oggi, alle
prese con il mondo, solitari e lacerati, disprezzati e rifiutati,
incapaci di adattarsi ai meccanismi di una società sempre più
organizzata come un grande apparato spettacolare».
Regia |
Nello
Costabile |
Interpreti
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Antonello
Antonante, Annick
Bulchaen,Antonella Carbone
Massimo Costabile , Annamaria De Caro,Francesco
Gigliotti
Gianfranco Leo, Stefano Mazzitelli
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Scene e costumi |
Dora
Ricca |
Musiche |
Piero
Scorpiniti |
Foto di scena |
Giovanni
Trezza |
Produzione |
Cooperativa
Centro R.A.T. -1980
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Estratti dalla Rassegna Stampa
Paese Sera 04/01/1980
LA "DON KITSCHIOTTE STORY" TRA IL "FREDDO"
E IL POPOLARE
"... Due comicità s'intrecciano: l'una "popolare" del circo e dei
saltimbanchi, l'altra che affonda le radici nel "comico freddo"
del teatro dell'assurdo di Beckett. Il cavaliere errante che si
muove nel mondo moderno dello spettacolo di consumo (donde la trasformazione
del nome di Don Chischiotte in Don Kitschiotte: da kitsch-scadimento
del gusto) diventa qui il simbolo della perdita sociale del ruolo
della poesia; così come lo scudiero Sancio Panza allude allo spirito
"popolare", alla poesia dei semplici non priva però di saggia consapevolezza..."
(Tonino Sicoli)
La Nazione 29/02/1980
DON KITSCHIOTTE STORY" ALL'HUMOR SIDE
"... La versione scenica delle avventure dell'hidalgo della Mancia
rappresenta il pellegrinaggio del cavaliere della triste figura
in cerca di un'autentica realtà, fuori dai condizionamenti della
società moderna, lontano dai meccanismi laceranti del nostro mondo.
In questo viaggio nella fantasia, attraversiamo i luoghi dello spettacolo
e dell’illusione: è il pretesto per un susseguirsi di scene da teatro-varietà.
Ecco qui il Tabarin, la Chicago anni ‘20, i piumini e le scale della
Wandissima, ecc..., intanto il sognatore Don Chischiotte (vestito
come Buster Keaton) e lo scudiero Sancio continuano a camminare,
sempre più convinti che solo nel regno dell’immaginazione si può
trovare la salvezza.” (R.P.R.)
L’unità
02/12/1979)
IL SIGNORE KITSCHIOTTE E SANCIO PANZA CONTRO
LE PALE DEL... MOULIN ROUGE
“... l’ipotesi teatrale evocata da questa operazione, un’ipotesi
di fare teatro svolgendo i segni fondamentali dello stesso, nasce
da un susseguirsi ininterrotto di citazioni e di riferimenti ch
evocano via via sulla scena tutti i generi del cosidetto teatro
“popolare”. E così in una scenografia scarna ed essenziale, (enormi
teloni bianchi che si aprono e si richiudono su drappeggi e scale
che ricordano l’avanspettacolo d’altri tempi) l’osteria dove il
signor Kitsc - autonominatosi Don Chischiotte della Mancia - e il
suo fido scudiero incontrano i bravacci, diviene uno spassoso spaccato
di “Cafè-chantant”. L’incontro e lo scontro successivi con i cavalieri
si trasformerà in una “comica finale”, tutta giocata sui ritmi e
sui gesti, l’apparizione dei mulini a vento non sarà altro che un’occhieggiante
insegna del Moulin Rouge, e infine la casa del Duca fornirà l’occasione
per una scena di un musical, il tutto condito da continue clownerie
e richiami al mondo del circo...” (Pier Francesco Bruno) |
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