La
Gazzetta del Mezzogiorno GIANGURGOLO MASCHERA CALABRESE ALL'ABELIANO "...La ricostruzione stilistica ed acrobatica del canovaccio è eccellente e ci consente di rivivere, dall'interno, l'artificio comico dei Comici dell'Arte. C'è la tecnica dello straneamento, il discorso del teatro nel teatro (non è una novità, ma qui approda ad un inversione dei ruoli che offre più di uno spunto colto o anche solo di curiosità sul doppio della maschera e la sua misteriosa finzionalità), c'è, modernissimo, il rallenti, stimolante anche se lascia il pubblico sorpreso. Insomma una prova ottima, interessante, divertente e simpatica. Gli attori sono uno più bravo dell'altro con un Giangurgolo (Massimo Costabile) che fa i salti mortali alla Pulcinella..." (Egidio Pani) |
"...Colpisce anzitutto la puntigliosa concertazione di materiali eterogenei trattati secondo i criteri dello straneamento come metodo di fondo che dall'astrazione risalga alla pregnanza del fare teatro...Citazioni maccheroniche del signor di Pourceaugnac di Moliere, squarci finemente surreali (bella la scena del Pierrot sull'altalena), elementi fiabeschi e clownerie trovano fra di loro coesione grazie anche agli interpreti che si impegnano con grande generosità e valore: i nodi teorici e il lavoro di stilizzazione formale sono ragguardevoli, così come abile è l'incrociato gioco delle luci e l'uso del colore..." (U.S.) |
Vita
(08/05/1979) UNO SPACCONE PER BENE "...Giangurgolo è un capitano bugiardo e sognatore di ascendenza spagnola. E' il simbolo della presunzione e della "spacconeria" borghese. Il suo servo, Coviello, è invece la proiezione popolare del padrone, che però dispone anche di una schiettezza umana che lo rende istintivamente più simpatico. Su questo livello caratteriale è costruito il discorso della contemporaneità, del confronto col mondo teatrale moderno, Giangurgolo e Coviello si scambiano le parti, ma si scoprono comunque legati al personaggio originario. La messinscena curata da Nello Costabile si presenta scorrevole e interessante, oltre che ricca di spunti molto divertenti..." (Nicola Fano) |
L'Unità
( 26/11/1978) CAPITAN GIANGURGOLO IN SCENA "...E' nel montaggio dello spettacolo, fra lazzi ed artifici comici, che si indovinano i segni di nuovi e diversi linguaggi,dove i richiami alla Commedia francese settecentesca si fondono alla "clownerie" e ai richiami ai cartoni animati, passando attraverso le poesie di Majakovski.Il tutto, però, nel gioco, senza uscire dai binari della commedia,ma forzandone i caratteri.Sarà così l'attore che porterà la scena nella quale dovrà recitare esagerando al massimo l'artificio, mentre la maschera, elemento caratteristico della commedia, è solo abbozzata, perde ogni funzione originaria... fra la convenzionalità forzata ed il reale,attraverso il rapporto dialettico della poesia..." (Pier Francesco Bruno) |
La
Nazione (20/02/1980) UNA MASCHERA DELLA CALABRIA "...Lo spettacolo ha fornito un'immagine plausibile di questo personaggio barocco, copia conforme di certi signorotti calabresi, sbruffoni, preoccupati di imitare goffamente i gentiluomini spagnoli. Giangurgolo era attorniato da altri personaggi classici dei canovacci: Rosaura e Leandro, gli innamorati contrastati, Don Pasquale, versione partenopea di Pantalone, la servetta Franceschina, e, l'accattivante Coviello, servitore saggio e strafottente in panni di clown. Tutti insieme hanno riproposto un modello della commedia dell'arte con precisione e lodevole impegno interpretativo (curata in special modo la gestualità)... comicamente spontaneo da vera commedia dell'arte..." (P.L.) |
Il
Dramma (Giugno 1979) |
Sipario
( Febbraio 1979) E IL SUD SI MUOVE "...L'originalità del lavoro non consiste certamente nel recupero di una maschera autenticamente calabrese, Giangurgolo, quanto nell'averne fatto il tramite per uno studio sul linguaggio teatrale non privo peraltro di reminiscenze brechtiane. Il testo si ispira direttamente ai canovacci d'epoca, ma, all'interno, è pieno di contaminazioni varie: dalla Commedia dell'Arte, al teatro da Fiera, alla drammaturgia di Moliere alle clownerie del teatro di varietà,fino ad arrivare ai cartoni animati..." (Antonello Grassi) |
Paese
Sera (09/05/1979) |
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