L'uomo,
la bestia e la virtù, modellata sulla novella "Richiamo" all'obbligo,
fu rappresentato per la prima volta il 2 Maggio 1919 al Teatro
Olimpia di Milano dalla compagnia di Antonio Gandusio.
Con questo testo Pirandello sembra voler porre il proprio teatro
su di un duplice piano: quello della commedia più indiavolata
ed oppressiva, e quello "dell'apologo" morale, della favola tendente
a rappresentare simbolicamente tipi e momenti eterni dell'agire
umano.
Il titolo riassume in se stesso proprio tre aspetti più generali,
tre modelli morali come: l'uomo, che è il Professor Paolino, la
bestia, che è il violento e irascibile Capitano Perella, la virtù
che è la remissiva Signora Perella, moglie trascurata del Capitano
e amante del Professore. Ma l'incontro scontro di questi modelli
morali si dà in una strana situazione comica, come un problema
teatrale che impegna il Professor Paolino: come costringere il
Capitano, per una notte ad un incontro erotico con la moglie stessa,
da cui egli (dotato di un'altra casa e di un'altra donna altrove)
suole rifuggire, e per questo rimediare al pasticcio per cui la
signora Perella è rimasta incinta.
E' un problema comico che ha molti illustri precedenti nella tradizione
italiana, dalla novellistica boccaccesca al teatro del '500 dove
numerosissime sono le commedie basate sulla organizzazione di
incontri notturni all'insaputa e contro la stessa volontà di uno
dei protagonisti.
Su questo problema comico Pirandello costruisce l'agitato movimento
della sua commedia, fatta di scosse, sobbalzi, equivoci, aggressioni
esilaranti, dove tutti i personaggi sembrano farsi guidare da
un meccanismo artificiale, vivendo un'esistenza di marionette,
di esseri meccanici, in un universo di cui il teatro rivela continuamente
il carattere di finzione, di non coincidenza con la realtà...
L'uomo, la bestia e la virtù alla fine trionfano tutte e tre insieme,
appoggiandosi, sostenendosi, e quasi integrandosi tra loro in
perfetto equilibrio...