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MASCARE e DIAVULI
Frammenti
di teatro popolare
di Nello Costabile
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Lo spettacolo
è il risultato di una prima fase di lavoro che la Coop.Centro
R.A.T. ha svolto su materiali della cultura popolare in Calabria:dai
rituali e danze propriziatorie alle feste del carnevale, dagli
esorcismi alle "danze dei diavoli", dal canto al lamento, dalla
tradizione dei saltimbanchi alla Commedia dell'Arte...
Non esiste nello spettacolo una storia o una serie di rapporti
cronologici, bensì una serie di sequenze costruite sull'incontro/scontro
fra la maschera di Giangurgolo capitano spagnolo, e la "terra
di jinestri"(la Calabria), visto come termine possibile di un
confronto con una storia fatta di colonizzazioni e di rapine linguistiche,
e la ricomposizione di un'identità culturale, propria del territorio
calabrese.
L'uso dei pupazzi, delle maschere e delle marionette, ci ha permesso
di non scadere nell'immedesimazione, ma di recuperare in tutta
la sua forza la pratica dello " straniamento".
Regia |
Nello
Costabile |
Interpreti
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Albino
Bifano, , Annick
Bulchaen, Massimo Costabile ,
Nello Costabile, Annamaria De Caro,Francesco Gigliotti,
Gianfranco Leo,
Dora Ricca
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Produzione |
Cooperativa
Centro R.A.T. -1977
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Estratti
dalla Rassegna Stampa
L’Ora
13/03/1978
UNA VALANGA DI TRADIZIONI POPOLARI
“... Un esempio di riproposizione in grande stile di documenti
della cultura popolare (in questo caso calabrese), che rivelano
le intenzioni di riappropriarsi delle proprie radici. Qui prevale
un equilibrio grammaticale di tono decisamente spettacolare: l’uso
dei materiali - rituali, miti, canti, danze, acrobazie, favole
- sembra attenere ad un ordine formale descrittivo - sentimentale.
Il criterio è dichiaratamente antologico e le sequenze rappresentate
si riferiscono ad un rito che affonda le sue radici nella vita
del popolo contadino, nei momenti connessi alle grandi feste annuali
e stagionali di rinnovamento... “ (Guido Valdini)
Il Giornale di Calabria 26/06/1977
“MASCARE E DIAVULI”: TRA FANTASIA E RIBELLIONE
“... Lo spettacolo si snoda attraverso sei “sequenze”. La prima,
ha quasi il ritmo e la scansione di una vera e propria “ouverture”,
è composta in forma di “rituale e di danza di propiziazione”,
e ha come titolo “U Bellu Majo”: A questa segue “A Fera”, una
vera e propria controlettura della realtà recuperata attraverso
la “memoria”dei saltimbanchi, qui s’innesta con perfetto tempismo,
anche scenico l’altra sequenza: quella di Giangurgolo, comico
dell’arte calabrese per antonomasia. Ecco quindi che lo spettacolo
si sposta sul secondo argomento del titolo: sui “Diavuli”. Il
piano sequenza, il quarto dell’intero spettacolo, è infatti una
danza moresca sull’esorcizzazione del male, e su tutto quel corredo
di magie e malie di cui questo mito è ricco. Seguono “Carnivalari
e Quaresima” e chiude il “Lamientu pp’a terra di Inestri”...
Teatro nel passato al farsi del teatro oggi, è realizzato con
l’ausilio di trampoli, burattini, marionette, trombe, tamburi
e numerosi altri strumenti a percussione o a fiato di chiara provenienza
(volgare)...”
Giornale di Sicilia 13/03/1978
DUE PROPOSTE DALLA CALABRIA
“... Sicuramente frutto di uno studio severo e attentissimo sulle
tradizioni popolari della Calabria è il risultato finale di un’analisi
che va al di la di una semplice ricerca filologica, “Mascare e
Diavuli” è uno spettacolo ricco di umori, suggestivo, condotto
su un ritmo sostenutissimo che non conosce tregua, interpretato
con grande perizia mimica, musicale, acrobatica...”
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