Compagnia Teatrale Lalineasottile
Attivita' di produzione

JENIN. Incubi di guerra

da
Euripide, Ghada Samman, Tahar Ben Jelloun


adattamento Massimo Costabile
Incubi, sogni, paure.
La guerra è un incubo da cui è difficile svegliarsi, e spesso ci si sveglia morti. La guerra è un'esperienza senza ritorno, un'attraversamento dell'inferno della storia che non lascia indenne nessuno
“Sono una beduina di duemila anni. Hanno provato a seppellirmi viva nel deserto, a sotterrarmi sotto la sabbia perché ero nata femmina, ma non ci sono riusciti. Mi hanno uccisa parecchie volte , ma io sono sempre rinata dalle ceneri per volare.”
Da un paesaggio di macerie, si leva il grido di una donna, disperata, sola, che vaga cercando qualcosa di quello che resta della sua vita, della sua memoria, della sua città in un deserto di cenere e sangue. Un grido di dolore e di rabbia, un grido atroce e terribile.Lo spettacolo vuole essere dedicato a tutto quanto costituisce, all'interno della dimensione umana, percezione e testimonianza di ogni situazione di costrizione, di oppressione, di violenza, uno spettacolo in cui si attraversano le tante tragedie del nostro tempo, con il loro potenziale di prepotenza e di crudeltà che tante immagini televisive ci hanno impietosamente scagliato contro. E queste singole tragedie non vengono, nel testo e nell'ambientazione, chiamate per nome, ma solo accennate, intuite. Perché non occorre far nomi, differenziare i meridiani e il colore della pelle: al contrario, interessa evidenziare l'universalità della problematica sperando che prima o poi ci si possa svegliare da questo INCUBO.
Regia Massimo Costabile
Interprete Antonella Carbone
Install.ne Scenica Salvatore Anelli
Video Giuseppe S. Grosso Ciponte - Giulia Secreti
Fonico Matteo Costabile
Disegno Luci Mario Giordano
Produzione

Centro R.A.T. - Compagnia Teatrale Lalineasottile - 2004
Compagnia Teatrale Lalineasottile - 2008

Estratti dalla Rassegna Stampa
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"...Più che raccontare la storia di una donna, lo spettacolo opera un'intensa introspezione umana ed emotiva sulla figura di una donna disperata, sola, vittima "simbolica" e non casuale di tutte le guerre. Alla pura narrazione il testo preferisce il racconto mediato dal sogno, che inevitabilmente diventa incubo.La memoria annebbiata da orribili visioni rincorre la realtà,distorcendone la percezione e portando alla follia. Il tono, volutamente uniforme e ossessivo, trasmette efficacemente quel senso di angoscia che solo l'oppressione e la violenza riescono a provocare. Ciò che emerge è anche lo spaventoso smarrimento del sè e il difficile adattamento all'identità ereditata dall'esperienza di guerra...) (Fabio Grandinetti)

"...I cinquanta minuti di rappresentazione manifestano un urlo, quella di una donna tra le macerie, come tante, nel medio oriente, in Africa, nei territori depredati dall'identità. Un urlo di dolore, di denuncia, di morte. Una voce corale, triste bandiera popolare.Tra gli spettri di una città cancellata e quelli interiori che riaffiorano materializzati nella solitudine. Di trovarsi di fronte il nulla, i resti di edifici disossati, polvere come fosse neve che copre la strada, il sangue sui muri, scarpe di bambini tra la cenere, bambole mozze. Tutto questo raffigurato scenograficamente sul palco. Grembo gravido di materia sensibile....
....Il resto consegnato alla potenza espressiva del viscerale incarnato dalla Carbone , a suo agio nel drammatico, immedesimata quasi fosse una sua urgenza di dare voce a lacerazioni interiori...." (Emilio Nigro)

"Una donna sola, un monologo intenso che ripropone un tema drammaticamente attuale: la guerra, sinonimo di morte e distruzione, violenza e oppressione....
... Disperata è la donna che si aggira tra le macerie, l'attrice Antonella Carbone, urlando al mondo la sua rabbia e il suo dolore, alla ricerca di frammenti di vita e di memoria....
Diretto da Massimo Costabile che ne ha curato anche l'adattamento teatrale, Jenin mette in scena incubi e paure del genere umano, in un vortice spietato che annulla pietà e comprensione, fratellanza e progresso.
Uno spettacolo che esordì nel 2004, la cui modernità è legata ai fatti di cronaca che, purtroppo, continuano a sottoporci scene di quotidiana disperazione. (Franca Ferrami)

Vivere la morte: è il paradosso della guerra. Chi tra le macerie di una città distrutta esala ancora respiri e ridesta le proprie membra è Jenin, la donna che cenno dopo cenno scopre non esservi più neppure un brandello della sua esistenza. La morte violenta rinserra nei suoi testimoni finanche il grido di dolore: lo incastra nei più remoti anfratti del corpo, lo strozza quel dolore quando vorrebbe urlare.
In una macchina scenica impeccabile Antonella Carbone ha detto al pubblico del Teatro dell'Acquario cos'è la guerra e il suo dolore.Massimo Costabile progettista e regista ha verosimilmente voluto ricordare al pubblico l'esistenza di un'ipotesi di morte... Uno spettacolo tecnicamente perfetto ha fatto da corollario ad un testo non esclusivo, tuttavia magistralmente tessuto e poi recitato con enorme efficacia evocativa: da brani dalle opere di Euripide, Ghada Samman e Tahar Ben Jelloun. (Luigi Guido)

Lo spettacolo cerca di trasmettere il materico delle impressioni sulle esperienze di guerra. Dal postconflitto, quando non restano che macerie, fuori, per ciò che resta della città, e dentro, con lo spirito fatto a brandelli. Un'esposizione del dolore, dell'incubo, della lacerazione. Ma non un piagnisteo, pittosto un'espiazione.

"Jenin. Incubi di guerra" progettato e diretto da Massimo Costabile è un profondo urlo di costrizione, che si erge dalle macerie storiche d'ogni sopraffazione, abuso, oppressione, cui è sottoposta l'umanità donna. Antonella Carbone è protagonista di un intenso monologo che rende bene la dimensione dell'incubo di una tragedia assolutamente contemporanea ma dalla presenza antica e continuata. La guerra raccontata nelle parole di una lunga suite di uno spasimo che non ha più la forza di cercare ragione e che diventa orrore, anzi l'Orrore...
...dalla Madre terra ad Ecuba alla donna del XXI secolo, nella guerra si consuma il tempo confiscato alla vita all'età d'ogni donna deprivata degli affetti, di sapere di fantasie e di sessualità.   (Marcello Gallo)

Il sapiente riadattamento del regista Massimo Costabile di tre testi sull'argomento, vede sul palco una Antonella Carbone in splendida forma. Capace di trasmettere emozioni e sentimenti, quasi come se in mezzo ai bombardamenti di Beirut e agli spari dei cecchini ci fossimo anche noi...Jenin ci racconta attraverso la sua condizione di donna, l'universalità della condizione umana nonostante ci sia qualcuno che cerca di cancellare le nostre parole, il nostro pensare non potrà essere sottomesso alle logiche dominanti. Non ci sono latitudini e razze, solo un dolore perfetto e universale. La guerra e la desolazione che porta dentro fa diventare Jenin icona di un teatro che si lega saldamente alla realtà raccontandone gli incubi ricorrenti, Jenin scéglie di rimanere chiusa in gabbia e di morire di dolore rinchiusa, perché il suo volo è stato interrotto dagli spari, come quello degli uccellini che aveva in una voliera. Jenin è senza età quando sogna di "orecchie sparse per le strade e di occhi cavati che galleggiano nelle tazzine di caffè". E al grido di aiuto di Jenin la terra rimane muta, imbevuta di troppo sangue innocente. Nessuno potrà colmare il solco dei nostri cuori.
(Barbara Costabile)

Una manata di vernice rosso sangue spalmata ad inizio spettacolo su una specie di "muro del pianto universale" che incombe su tutto: fa ombra sull'esistenza della protagonista (Antonella Carbone), che "sanguina dal di dentro" tra campi coltivati a fucili" e racconti di disgrazie e miserie introdotte da bladerunneriani "ho visto"...
...L'efficace installazione di Salvatore Anelli, tripartita, ricorda non a caso un campanile o comunque un edificio sacro: accanto, una fonte battesimale e un sedile d'auto che sa di altare sacrificale. E' lo scenario di "Jenin. Incubi di guerra", lo spettacolo del Centro R.A.T. con regia di Massimo Costabile...
... I video di Giuseppe S. Grosso Ciponte e Giulia Secreti hanno il merito di rendere più incalzante l'incubo solitario della donna. Un'angoscia che diverrà, nell'ora di spettacolo, degradazione e degenerazione in follia.
(EugenioFuria)

L'INCUBO della guerra. Ricorrente, nelle cronache cartacee e visive, come nelle vite di milioni di persone. Uomini e donne straziati da sogni fatti di paure. Lo spettacolo mescola tre lavori molto diversi eppure vicini per temi e sensazioni. Si parte da "Troiane" di Euripide in cui il dolore per la sconfitta dei troiani si unisce al senso della fine della città di Troia e di ciò che essa rappresenta a "Incubi da Beirut", in cui Ghada Samman, scrittrice siriana racconta i suoi giorni intrappolata in una casa di un quartiere di Beirut accerchiato da cecchini opposti tra loro, fino a "Jenin, un campo palestinese del marocchino Tahar Ben Jelloun, in cui una donna nel campo profughi vaga disperata fra i resti impolverati, cercando qualcosa che sia sopravvissuto al conflitto. Pur nella varietà di stili e filoni letterari, il filo conduttore è uno solo: la guerra. Un'esperienza, un incubo da cui spesso ci si risveglia morti.

In scena all’Acquario un monologo sulla guerra
La guerra porta con sé dolore, rabbia, paura. Una donna, sola, disperata, si aggira fra le macerie tentando di ritrovare qualcosa della sua vita e della sua città: Questo il drammatico tema di "Jenin. Incubi di guerra"... La drammaticità della guerra, oggi raccontata dalle immagini televisive alle quali ci siamo paradossalmente abituati, ieri narrata attraverso i racconti dei sopravvissuti e il dolore di chi è rimasto, è quindi il filo conduttore di questo monologo che si sviluppa in crescendo dando corpo agli incubi di Jenin. (Franca Ferrami)

Dalla metà del mese di novembre è in corso il progetto La scuola e il teatro per la pace contro ogni tipo di violenza, organizzato dalla Compagnia La Linea Sottile Centro Rat di Cosenza e il gruppo 217 Cosenza di Amnesty International. Il progetto nasce dalla volontà di sensibilizzare gli studenti verso tematiche tristemente attuali ma che spesso ricevono attenzione solo quando riferite a situazioni a noi più vicine. La guerra, la violenza, le lotte per il riconoscimento dei diritti umani sono argomenti che entrano solo marginalmente nella nostra quotidianità. Il punto di partenza del progetto è lo spettacolo "Jenin.Incubi di guerra" del regista Massimo Costabile…. Gli studenti non saranno solo spettatori di un evento teatrale, ma potranno partecipare con propri elaborati alle successive fasi del progetto in cui gli elaborati scritti selezionati saranno pubblicati e distribuiti nelle scuole della provincia e saranno rappresentati in forma di recital nelle scuole partecipanti, con gli elaborati pittorici sarà allestita una mostra nel Centro Internazionale Formazione delle Arti di Cosenza.

Elaborati dagli alunni anche poesie e dipinti sulla guerra
Una manifestazione contro le violenze individuali e collettive; contro le sopraffazioni e le ingiustizie; contro le prepotenze. Contro ogni violenza e, soprattutto, contro la guerra. E' questo il senso di una manifestazione che si è tenuta giovedì scorso presso l'Ipsia di Fuscaldo, dove l'attrice Antonella Carbone, della Compagnia "La linea sottile", ha recitato le poesie elaborate nel corso del progetto "La scuola e il teatro per la pace contro ogni tipo di violenza". Un progetto iniziato alla fine del 2004 con lo spettacolo teatrale "Jenin. Incubi di guerra", del Centro Rat Teatro dell'Acquario di Cosenza, e proseguito con la produzione da parte degli alunni di elaborati, brevi racconti, poesie e dipinti ispirati al tema della guerra e, in particolare, alla donna, ai sentimenti e all'immaginario femminile colpiti da eventi tragici.


INSTALLAZIONE SCENICA

Salvatore Anelli

Le scene progettate per questa opera teatrale, dal titolo Jenin - incubi di guerra: opera teatrale tratta da Euripide, Ghada Samman, Tahar Ben Jelloun, vogliono mettere ben in evidenza gli incubi, i sogni e le paure della guerra. I bozzetti e i particolari scenografici delle impalcature di questa installazione ci riportano ad un paesaggio di macerie, di cui si eleva disperato un grido di donna, una donna che mette in evidenza il suo dolore mentre vaga in una città resa deserta dalla guerra, alla ricerca della sua vita e della sua memoria.

Studi grafici inerenti all'installazione

Installazione e particolari della scenografia