Regie Massimo Costabile

ANTIGONE

di Sofocle



Curva sotto il peso del dolore, Antigone esce dalle mura di Tebe, la sua città, per raccogliere dal campo di battaglia il corpo di uno dei suoi fratelli, morto sul campo di battaglia. Il re ha proibito di dargli sepoltura, condannando quei miseri resti a rimanere esposti alle intemperie, alle fiere e agli uccelli rapaci, e l'anima a rimanere fuori per sempre dai campi Elisi. Ma non per questo Antigone ha dimenticato che quello è suo fratello, perché nessuna legge può cancellare la memoria, e l'amore."Lui non può separarmi dalle persone che amo… non sono nata per condividere l'odio, ma l'amore".Antigone come contrapposizione all'odio, alla violenza, all'egoismo, al potere, come rifiuto a sottostare alle leggi terrene per vivere invece secondo la giustizia delle norme dell'amore. Antigone, ieri come oggi, in Afganistan, in Palestina, in Cecenia, ecc…, la donna che riassume nel suo lutto il dolore di tutto il suo popolo per le conseguenze della violenza. Davanti ai cadaveri dei "fratelli" non ricorda più le ragioni della guerra, "santa", "etica", "giusta", "umanitaria". Piange in un mondo che sembra aver rinunciato a parlare, rinunciato alla memoria, rinunciato al rispetto per la vita umana per correre a gettarsi continuamente nelle braccia della guerra.. Non la convinceranno mai a portare il lutto solo per i morti della parte "giusta". E continuerà a costruire ponti finché non avranno messo la guerra fuori dalla Storia.

Regia Massimo Costabile
Interpreti Antonella Carbone, Gianfranco Quero,Giovanni Turco,
Mario Massaro, Marco Silani, Marisa Casciaro,
Natale Filice, Patrizia Gallo, Ernesto Orrico, Monica Rovito
Inst. Scenica Salvatore Anelli
Costumi Antonella Carbone
Disegno Luci Paolo Carbone
Produzione Centro R.A.T. - Compagnia La lineasottile
Anno 2002


 

 

                           

                                 GALLERIA FOTO


Estratti dalla Rassegna Stampa
Cliccare sul TITOLO per visualizzare le recensioni originali

La Provincia Cosentina  (16 dicembre 2003)
L'URLO DI ANTIGONE. LA FEMMINA E IL TIRANNO
... Si apre la scena, si ergono colonne come disumani giganti, a lato un trono vuoto circondato da sangue. Toni scurissimi. Vento che turba e scompiglia Antigone - Antonella Carbone- velata di un velo rosso sangue. È tragedia nell'aria e si sente a pelle e di più si vede nel corpo teso della donna fatta pietra da un dolore macigno.
Parte da qui la tragedia di Costabile che rilegge Sofocle e lo rende vitale, lo attualizza e lo sbatte in faccia allo spettatore in tutta la sua crudezza senza nulla concedere ad abbellimenti scenici, a ridondanze, ad enfatizzazioni.
(Antonietta Cozza)

Mezzogiorno Economico  (Dicembre 2002 - Gennaio 2003)
Il "mito di Antigone" al Teatro dell'acquario
Arte, teatro e società entrano in scena.

... Rigore geometrico e scarnificazione cromatica caratterizzano le colonne del palazzo reale, lunghe travi avvolte da bende e intervallate da feritoie, che incombono sulla scena dall'alto, quasi a volerne stratificare il dolore e inprigionarne la memoria. Al loro interno prende forma il dramma familiare di Antigone (interpretata con mirabile forza introspettiva da Antonella Carbone), sorella menomata dalla sepoltura di uno dei suoi due fratelli, Polinice, privato dagli onori funerari per volontà di Creonte (nelle vesti di un "indomabile" Gianfranco Quero)... (Gennaro Clausi)
Il Quotidiano della Calabria  (17 novembre 2002)
L'ANTIGONE VA IN SCENA ALL'ACQUARIO

…l'ardente e appassionata regia di Massimo Costabile rende la radice profonda di quest'Antigone angosciante come il tragico e sorprendente come l'epico. L'eroina del sacrificio interpretata dalla debordante energia drammatica di Antonella Carbone, ci rappresenta l'interezza di chi non perde di vista, neppure nel più irreale dei destini, la dignità dell'essere umano… ( Pierpaolo Pastore)
Gazzetta del Sud (20 novembre 2002)
L'ATTUALITA' DI ANTIGONE
Tre serate di tutto esaurito hanno premiato ancora una volta la fatica di una messa in scena scomoda e coraggiosa, che non ha concesso niente di ovvio, costumi e luci comprese, allo sviluppo della narrazione. Il racconto della "madre di tutte le disubbidienze" del rifiuto senza mediazioni dell'"ordine più ingiusto", dell'imposizione che viola le "leggi delle leggi", scorre sulla scena con grande snellezza, grazie ad una efficace e fluida scelta di tempi e di ritmi, frutto della consumata abilità di direzione del regista dello spettacolo, Massimo Costabile. Di grande efficace l'interpretazione di Antonella Carbone nei panni, certamente non facili, della figlia di Edipo. Attrice non nuova, peraltro,al "tu per tu" con le protagoniste - regine del teatro drammatico greco. (e.c.)
The weekly Babs (23 dicembre 2002)
WebMagazine di informazione indipendente

LA TRAGEDIA INATTUALE DEL CENTRO R.A.T.
La scelta coraggiosa sta qui in una messa in scena essenziale, dettata proprio da un non voler sovraccaricare, da un non voler aggiungere orpelli ad un testo che, già alla sola lettura, si presenta come potente e necessario. La regia di Massimo Costabile è "inattuale" nella misura in cui può dirsi oggi "inattuale" ogni decisione registica che non punti alla sovraesposizione, alla messa in mostra televisivamente pornografica della violenza e del dolore... (Vincenza Costantino)
TeatroeDintorni (12 dicembre 2002)
ANTIGONE ETERNA
... Antigone, la sovversiva, ci ricorda che l'incubo è sempre incombente e che bisogna essere preparati a resistere ad ogni potere ingiusto, qualunque esso sia. Antigone non è morta: è viva, e grida forte, oggi come ieri, la sua rabbia. E, grazie ad una regia, capace di dare ad ogni sequenza, coerenza di accenti e fluidità di ritmi, dispiega, senza pause ed esitazioni, tutta la sua anarchica vitalità…. (Enzo Costabile)

Il Quotidiano della Calabria (17 dicembre 2003)
IL DRAMMA ETERNO DI ANTIGONE
L’idea del lutto e del sangue sono scolpite nel velo rosso che copre tutta la figura di Antigone, che già troviamo disperata e piena di rabbia perché il potere non le consente di lenire il dolore della perdita, piangendo su una tomba. L’idea dell'inevitabilità del legame fra potere e sangue si ritrova nel trono - al lato destro del palco - con le estremità bordate di rosso-sangue antico. Enormi croci disposte a semicerchio sanciscono la circolarità del legame...     (Simona Negrelli)


INSTALLAZIONE SCENOGRAFICA

di
Salvatore Anelli 


Lo spazio scenografico è stato allestito, per cementare il rapporto, intensamente vissuto dall'artista comisano, tra le arti visive e il teatro. Rigore geometrico e scarnificazione cromatica caratterizzano le colonne del palazzo reale, lunghe travi avvolte da bende e intervallate da feritoie, che incombono sulla scena dall'alto, quasi a volerne stratificare il dolore e imprigionarne la memoria. I chiaroscuri delle istallazioni sembrano riflettersi nell’angoscia inalterata della protagonista (Antonella Carbone), quasi a portarne fuori i reconditi aneliti di libertà e di giustizia, mentre la luce che si irradia dal grosso trono posto a lato della scena sembra propagare la hybris di un uomo che osò sfidare le leggi degli dèi in nome della ragion di stato, ma che vedrà di colpo trasformata l’inappagata bramosia di potere nel drammatico delirio dell’impotenza.

 cantiere: l'artista S. Anelli  e il regista M. Costabile 

         allestimento scene