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Edipo,
re di Tebe, ordina un’indagine sull’assassinio
del suo predecessore. Ma l’inchiesta, stringendosi in
cerchi concentrici sempre più serrati, condurrà
proprio a colui che l’ha ordinata, la verità
si scopre in maniera graduale: Tiresia rivela la verità
davanti agli spettatori. Giocasta raccontando l’assassinio
di Laio, senza averne coscenza, palesa il patricidio ad Edipo;
poi l’incesto si manifesta a Edipo; confermando così
anche il parricidio.
In
tal modo tutto lo spettacolo è costruito sul momento
dello smascheramento, sulla presa di coscienza. Tutti gli altri
momenti passano in secondo piano, la tragedia è compiuta,
il resto - il suicidio di Giocasta, l’autoaccecamento
di Edipo - è uno svolgimento poetico della situazione.
La struttura dello spettacolo è quella di un vero e proprio
giallo in cui il grande inquisitore Edipo, dopo alterne vicende,
incertezze, falsi indizi si ritrova ad essere il colpevole che
cercava.
Quello di Edipo è il dramma della conoscenza, il dramma
di un uomo vinto dalla fatalità malgrado la sua volontà
e la sua ribellione. Il dramma di un uomo, colpevole senza colpa,
colpevole senza averne coscienza, ma che la sete di verità
porta a considerare moralmente responsabile di un delitto anche
se commesso inconsapevolmente e nonostante ciò, Edipo,
più che colpevole dei suoi atti criminosi (l'assassinio
del padre, l'incesto) di cui era ignaro, appare colpevole della
propria determinazione ad attingere alla verità.
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Regia |
Massimo
Costabile |
Personaggi
e Interpreti |
Edipo
Luigi Iacuzio
Giocasta Antonella
Carbone
Tiresia Giovanni Turco
Creonte Marco
Silani
Corifeo Carla Serino
Guida Tiresia Matteo
Costabile
Coro recitante
Marisa
Casciaro, Monica Rovito
Coro danzante Antonella Ciappetta, Vanessa
Costabile |
Movimenti Coreografici |
Antonella
Ciappetta |
Trucco
Edipo |
Marinella
Giorni |
Costumi |
Antonella
Carbone |
Disegno Luci |
Paolo
Carbone |
Produzione |
Centro
R.A.T. - Compagnia Teatrale Lalineasottile - 2005 |
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Estratti dalla Rassegna
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La Provincia
Cosentina
16 febbraio 2006
LA CECITA' DELL'EDIPO
La cecità: centro dell'"Edipo re" del regista Massimo Costabile
Lo spettacolo, in scena all'Acquario per la Compagnia La Linea Sottile
(Centro R.A.T.},si presenta allo spettatore in una veste scenica
volutamente statica mentre gioca interamente sulla Parola. Il movimento
è allora dialogico/dialettico, sta nello scontro che non è mai incontro
delle parole che si caricano e ricaricano dapprima di valenze allusive
e possibilistiche fino ad esplodere letteralmente con tutta la loro
carica "pietrosa" ( le "parole sono pietre").
...Interpretato bene da Luigi lacuzio, Edipo funziona quindi scenicamente
come forza centripeta che trascina tutto nel suo centro quasi lo
spettatore assistesse ad un fiume di massi e arenaria che va dritto
a sbattergli addosso, un'esondazione senza speranza di salvezza
che si fa cecità ed eterna tenebra. La parola è inevitabilmente
conoscenza, disvelamento di spettri, e, prima di Edipo, la sente
a pelle chi guarda il baratro in cui si sta per cadere. In questa
prospettiva di rilettura,l' "Edipo re" di Costabile vive tutto in
una dimensione interiore e, di conseguenza, i luoghi scenici ( la
città di Tebe di cui Edipo è re) non sono viventi per se ma come
satelliti del personaggio e si avvolgono come spire intorno alla
sua gola. La sensazione è quella di una claustrofobia permanente
eppure non si potrebbe pensare ad un Edipo non arso dal desiderio
di sapere.
.... Edipo è, gli altri non sono. Costabile lo fa giganteggiare
in scena e lo rende indelebile come è giusto che sia. Bravi tutti
gli attori. (Antonietta
Cozza) |
Il Quotidiano della Calabria
18 febbraio 2006
EDIPO
RE, IL PATHOS DI UNA TRAGEDIA SENZA TEMPO
Indaga,
ricerca, scava, e alla fine raggiunge quella verità atroce che fa
della vicenda narrata da Sofocle una tragedia. Edipo Re, andato in
scena martedì e mercoledì al teatro dell'Acquario nell'allestimento
del regista Massimo Costabile, arriva alla conoscenza piena della
sua terribile storia attraverso un crescendo di rivelazioni, sospetti,
intuizioni e urla la sua disperazione in una esternazione completa
del suo dolore. Un flashback conduce il pubblico, che diviene il popolo
di Tebe, lungo i fatti risalenti, che vedono il giovane arrivare al
cospetto della Sfinge e risolvere finalmente il suo temibile indovinello,
dopo aver ucciso un passante sull'auriga. Quindi, acclamato dalla
città, salire al trono al posto di quel re Laio, che si dice essere
stato assassinato da una banda di ladri, e sposarne la vedova Giocasta.
...Un'ora e un quarto di pathos e emozioni con interessanti intuizioni
sceniche e ambientazioni fortemente espressive.
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