L'attore è solo
sulla scena. E' paragonabile ad un clown, per la comicità
e la comunicativa che esprime, ma del clown non usa nè
il trucco nè la maschera infarinata. Agisce al naturale
e, come nella Commedia dell'Arte svolge il proprio ruolo di
abile giocoliere passando da un personaggio all'altro, scherzando
e ammiccando al pubblico. Un susseguirsi di azioni da baraccone
che ci ricordano la primissima esperienza di Karl Valentin
come clown girovago per i circhi della Germania. Le invenzioni
rielaborate, sono per la maggior parte prese in prestito dal
"Tingeltangel", e sviluppano uno dei temi preferiti
dell'attore bavarese: Il gioco dei "Teatro nel Teatro".
Lo spettacolo inizia, sfilano i personaggi: il prestigiatore,
la cantante, il grande attore, l'artista ciclista; una serie
di esperimenti falliti, di azioni spezzate, che danno la possibilità
all'attore di evidenziare il piacere di recitare, il gusto
di giocare allo scoperto con trucchi e convenzioni. La finzione
governa tutto l'universo dello spettacolo. Il gioco è
l'idea portante di tutta la rappresentazione, la sua logica
interna porta inesorabilmente allo smascheramento del proprio
dispositivo e alla rottura di ogni identificazione attore-personaggio.