Regie Massimo Costabile

MEDEA

di Enzo Costabile


1a Edizione
Il viaggio estremo, il "viaggio al termine della notte''. Tutto "dentro'', senza alternative, fino all'inferno ed oltre. Un viaggio pensato, sognato e fissato per sempre nello specchio incandescente della memoria che non accetta di rinnegarsi. Della vita che, per non soccombere, cancella il futuro che la esclude con un estremo, inutile, devastante e disperato sussulto.
La Medea del poeta di Salamina, come un marmo greco, dopo duemila e cinquecento anni, è sempre la madre di tutte le vendette. Quella di Corneille, la riscoperta del mito che non paga, mai, il prezzo della sconfitta. Per Corrado Alvaro è il canto della diversità irriducibile.

In questa nuova versione del dramma, Medea è il "sogno" di Medea. Il tempo che cerca disperatamente se stesso. La fine inesorabile ma, proprio per questo, impossibile da accettare. Il sogno spietato, fatto ad occhi aperti, scuoiato, scomposto e fatto a brandelli per non perdere uno solo dei suoi sussulti infami. Una Medea che inchioda i suoi pensieri ad uno ad uno sulla pelle. Una Medea che celebra la cerimonia della messa a nudo di tutto ciò che nasconde, nei recessi più inviolabili perchè "accecante''. Una Medea che, proprio perciò , paga con la sconfitta della passione ad opera della ragione, sul piano personale, e con la disfatta totale su quello "politico'' la rivendicazione del diritto all' identità.

Lo spettacolo ricostruisce le tappe di questo "viaggio'' allucinato. Intreccia parole e gesti, movimenti e pause, corpi ed ombre, suoni e suggestioni. Grazie a ciò, detto e non detto, mostrato e nascosto, tutto acquista rilievo e costruisce la tela fitta di una storia eterna come sono eterni i sogni le speranze e le paure degli uomini.

Regia Massimo Costabile
Interpreti Antonella Carbone, Gianfranco Quero, Nunzio Scalercio, Emilia Brandi, Elvia Gregorace
Install.ne scenica Salvatore Anelli
Musiche originali Mario Artese
Costumi Antonella Carbone
Disegno luci Paolo Carbone
Produzione Centro R.A.T. - Teatro dell'Acquario - 1999
Estratti dalla rassegna stampa
Cliccare sul titolo per visualizzare le recensioni originali

La Provincia Cosentina  (07/12/1999)

FATICOSA MA RIUSCITA LA PROVA EURIPIDEA
…quello con il teatro classico era un appuntamento che il gruppo del Teatro dell'Acquario non poteva più procrastinare col risultato di una rappresentazione che, per molti versi, rappresenta un punto d'arrivo nelle produzioni della compagnia. …i testi di Enzo Costabile sono tesissimi: attraverso un vocabolario povero, ma continuamente variato, si ha un dispiegamento del dramma che non concede pause. Soprattutto non le concede alla prima attrice Antonella Carbone, sottoposta, non solo fisicamente, a una dura prova brillantemente superata. …Salvatore Anelli, autore di un installazione scenica unica, ma funzionalmente variata da luci e movimenti di pannelli davvero molto suggestivi. L'attualizzazione del testo di Euripide si può dire perfettamente riuscita. La scelta dell'essensalizzazione è portata a realizzarsi da una macchina scenica funzionante e ben coordinata… (Paolo Aita)


Teatro Rendano Gennaio 2000

TRASFIGURAZIONI. LA MEDEA DEL CENTRO R.A.T.
"…particolarmente riuscito è stato l'adattamento messo in scena dal Centro R.A.T./Teatro dell'Acquario…
Integrato e calibrato tra bianchi sulfurei e il rosso del sangue, Medea si accompagna tra incanti e trasfigurazioni…
Medea compare e scompare in modo fantasmagorico…
La coscienza di Medea è sdoppiata in due figure eteree…in modo suggestivo percorrono lo spazio scenico…arrampicandosi verticalmente o apparendo in modo lieve…
Creonte e Giasone… figure solitarie marmoree…quasi logorati e spenti dalle loro stesse parole…
L'operazione per allestimento e regia , risulta uno dei lavori più interessanti di Massimo Costabile che riprende ed amplia al meglio alcune intuizioni già presenti in Maledetta…"
(Michele Pingitore)


La Provincia Cosentina   (29 /11/1999)

MEDEA TRAGICA ED ERRANTE SULLA SCENA ALL'ACQUARIO
Basta la penombra e una figura di donna dai movimenti lenti, plastici, per percepire le lotte dell'anima. Per trovarsi in una dimensione temporale, unicamente psichica…in questa nuova versione del dramma di Medea…la donna simbolo della vendetta si sente vittima ma non l'accetta, vive tutta dei suoi pensieri, dei suoi ricordi incancellabili, che si sovrappongono in una tela fitta e che sembrano riempire l'intero spazio scenico. E il buio, rarefatto da qualche piccola luce, sembra avere uno spessore… Ma fin dall'inizio sembra già tutto deciso, già accaduto con Medea che avverte come inevitabile una fine tragica, con la donna che ormai tutti vogliono allontanare, separata anche fisicamente dal resto del mondo da un pannello ricoperto di bende che nella bellissima installazione scenica di Salvatore Anelli, lasciano pensare a un urlo di dolore soffocato e a un sacrificio umano… Nel deserto che ha creato intorno a sé, Medea invoca invano l'oblio. E' la memoria la sua sconfitta. (Simona Negrelli)


  
Gazzetta del Sud (18/03/2001)

MODERNITÀ DI MEDEA
La Medea di Enzo Costabile, per la regia di Massimo Costabile, rivive in una dimensione onirica l'intero dramma che sta per compiersi. Un'intensa, accorata preghiera al fato, una veglia di dolore. Pur lasciando assolutamente intatto l'originale pathos della tragedia euripidiana, la destruttura per riconsegnarcela poi utilizzando una chiave di lettura che mette in ombra le tradizionali rappresentazioni fortemente intimistiche e/o psicanalitiche e punta più decisamente a far emergere una Medea "politica" seppur umanamente coinvolgente. Che piega la sua personale lotta contro l'insopportabile ratio della "res publica", una ratio che non ha rispetto per i sentimenti e soprattutto per chi è più debole. Cosicché Medea non è dramma della gelosia, è potenza della passione che non si piega alla logica del potere, alla ragion di Stato. (Marcello Gallo)


Il Quotidiano della Calabria  (28/11/1999)

ABISSI DI MEDEA TRA SUONI IPNOTICI
…una nuova produzione del Centro R.A.T., una riscrittura - rilettura ad opera di Enzo Costabile, per la regia di Massimo Costabile, tutta incentrata sul delirio di dolore di Medea, e sugli abissi insondabili della sua personalità… La Medea proposta dal Centro R.A.T. è la rappresentazione di un incubo, l'incubo della donna esiliata, rinnegata e ripudiata dal proprio marito, autrice consapevole del martirio dei propri figli, e dunque perseguitata dai fantasmi che ella stessa ha prodotto. La sua lacerazione interiore , oltre che dalle parole è suggerita dai suoi stessi gesti… …l'impianto scenico (di Salvatore Anelli) realizzato su due livelli consente di aprire squarci nella memoria di Medea facendo comparire ora il re di Corinto…ora lo stesso sposo di Medea…mentre in posizione intermedia agiscono sulla scena due figure femminili che agitano i ricordi e le colpe di Medea… Un testo forte, dunque, che non dà tregua allo spettatore né tantomeno all'attrice che interpreta Medea, Antonella Carbone, bravissima e stremata alla fine dello spettacolo… (Laura Marano)


Calabria  (Febbraio 2001

"LA MEDEA DI COSTABILE UNA DONNA DEL 2001
... La scena si snoda attraverso una parete (il muro di Corinto menzionato da Euripide), la protagonista sembra incollata, come se dalle sue mani si estendesse la barriera intorno a sé. Barriera fisica o immaginaria incombe tutto il tempo, a volte separa, altre unisce. Medea staccata dalla parete si attacca saldamente al terreno, e dall'infernale "fossa dei leoni" in cui si trova esprime l'immenso dolore, dove la tensione sostituisce l'azione. Reietta, emarginata, sola, Medea vive - o ricorda, o immagina - gli avvenimenti con estrema lucidità. Ma tutto ruota sopra di lei. La scenografia si spiega su piani diversi. L'alto si contrappone al basso. L'aria alla terra. Il coro è sospeso a mezz'aria, si arrampica sul muro alla maniera del free climbing, o sollevato su una nuvola di tulle. Creonte e Giasone sbucano dall'alto, protetti da una cortina, ulteriore diaframma tra chi provoca il dolore e chi lo subisce......Il ruolo di Medea, interpretato da Antonella Carbone, metterebbe a dura prova qualunque attrice. Un monologo delirante che dura quasi un'ora, un soliloquio che non ha altro deuteragonista che la propria mente... (Luciana De Rose)

Il Quotidiano della Calabria  (19 marzo 2001)

UNA MEDEA SUGGESTIVA E POTENTE
" …A vestire i panni di Medea è Antonella Carbone, volutamente isolata sul palcoscenico, a riprodurre quella "infinita solitudine" cui l'eroina è condannata dal marito Giasone, che l'ha ripudiata in favore di Creusa. Un doppio inganno che fatalmente spingerà Medea alla vendetta più feroce, allo scempio di sé e della propria coscienza, trascinandola nell'abisso del dolore. Per rappresentare gli indicibili tormenti di Medea è stata scelta la strada dell'evocazione, dell'allusione linguistica e gestuale, più che dell'azione scenica vera e propria. Ed è una strada di assoluta efficacia, che porterà la protagonista a viaggiare nel tempo e nella memoria, ripercorrendo la propria storia e riconoscendo infine la propria sconfitta…. "(Laura Marano)

Il Domani (4 dicembre 1999)

"MEDEA" IL CONFINE SOTTILE FRA REALTA' E IMMAGINAZIONE
…sulla scena si vedono piuttosto che gli eventi veri e propri, le proiezioni dei pensieri, dei sogni allucinati di Medea…più che con il fatto concreto della morte la donna si vendica, facendo rievocare quell'evento atroce nella mente di chi intende punire…Creonte è costretto a raccontare la visione della figlia Creusa che muore divorata dalle fiamme…Giasone deve invece rievocare la morte dei suoi figli… molto interessante è infine l'impianto scenografico, una grande parete di bende bianche sulle quali aggrappandosi, va e viene il coro. Un coro che costituisce in realtà un alter-ego di Medea…sono i suoi pensieri, i suoi dubbi, le sue paure, la sua disperazione… (Francesco Mollo)


La Provincia Cosentina  (04 febbraio 2003)

LA MEDEA TOTALE DI ENZO COSTABILE
"Una Medea totale, totalizzante in scena al Teatro dell'Acquario. E' un pieno corporeo quello che realizza subito l'intensa Antonella Carbone che veste i panni laceri di Medea. Compressa e inchiodata su se stessa Medea è al centro della scena, alle sue spalle un'immensa parete bianca che lotta con il nero scenico. Nessuna dialogicità, la parola è essenzializzata in lampi di frasi che si accendono e si spengono, flash che rimbalzano nelle spire di un monologo-soliloquio fatto di delirio, gli occhi gravitano in alto a cercare luce nello scuro, che lascia indovinare il dualismo prospettico del dramma, intessuto di contrasti cromatici, tonali, spaziali, temporali…." (Antonietta Cozza)


Il Domani (04 febbraio 2003)

MEDEA, PER GELOSIA E INGIUSTIZIA.
"La Medea, messa in scena dal Centro R.A.T., è passionale e intensa. Si svolge tutto in 60 minuti. La donna tradita (Medea, Antonella Carbone) è sempre al centro della scena che ascolta con sofferenza anche le ingiurie di Creonte e le parole dell'insensibile Giasone. La Medea di Costabile è dramma di ingiustizia e gelosia. Usa un linguaggio chiaro e diretto…" (Maria Gabriella Capparelli)

QuiCalabria (30 Luglio 2007)

LA TRAGEDIA DI MEDEA
Uno spettacolo fortemente espressivo, carico di pathos e violentemente drammatico. Antonella Carbone/Medea è riuscita a dare al personaggio una grande carica emotiva, esprimendo l’angoscia di una donna desiderosa di abbandonare se stessa, martoriata dalla colpa che ha commesso. (Marco Papasidero)


Telereggio.it (28 Luglio 2007)

MEDEA SBARCA A ROSARNO E LOCRI
Lo spettacolo –continua il regista- ricostruisce le tappe di questo "viaggio'' allucinato. Intreccia parole e gesti, movimenti e pause, corpi ed ombre, suoni e suggestioni. Grazie a ciò, detto e non detto, mostrato e nascosto, tutto acquista rilievo e costruisce la tela fitta di una storia eterna come sono eterni i sogni le speranze e le paure degli uomini”. (Marco Papasidero

INSTALLAZIONE SCENOGRAFICA
di
Salvatore Anelli

La struttura della messinscena di Medea è stata concepita a due livelli come a simboleggiare l'incontro tra il cielo e la terra, tra la realtà che sta sotto e il sogno sopra, metafora del bene e del male. Il baricentro di tutto il piano scenico è simbolicamente contestualizzato da un coltello conficcato sulle assi lignee del pavimento su cui è continuamente orientato un fascio di luce.

Medea : cantiere in allestimento

 

installazione e particolari della messinscena