Il
progetto della mostra Libero e Obliquo già dal titolo pone l'accento
su due categorie che, esemplate magnificamente da Tommaso Campanella,
contraddistinguono tutta la
modernità.
Il rifiuto di ogni compromesso a favore della ricerca e la trasversalità
di un sapere che abbracciava discipline eterogenee, sono caratteristiche
comuni anche all'arte contemporanea. A rendere ancora più attuale la
figura del grande calabrese contribuiscono una curiosità intellettuale
mai doma e un rapporto fortemente critico col sapere costituito. Questa
mostra porta un contributo notevole ai grandi temi dell'instabilità
e dell'atteggiamento malinconico tipico di tutte le figure di confine.
A
proposito di distribuzione del sapere e dei ritardi accusati dal pubblico
dell'arte, bisogna ammettere che, nel caso del nostro meridione, i mass-media
hanno assolto il loro ruolo in modo egregio. I pittori entrati in questa
esposizione vantano formidabili aggiornamenti e scoccano frecce puntuali
ed efficaci. Il tono della minorità, nel modo in cui è
stato codificato da Deleuze e Guattari, sembra un'egida ineliminabile
dalle produzioni contemporanee più motivate. Questo tono, col
suo faticoso interagire con le strutture di potere, è splendidamente
rappresentato dagli artisti del Sud.
Se
dunque appariva un'aura di dilettantistica estraneità nelle produzioni
culturali del meridione, bisogna ammettere che le opere qui presentate,
nella tradizione iniziata da Tommaso Campanella, danno invece una versione
della contemporaneità alternativa a certe superficiali produzioni
provenienti da aree più fortunate.
|
Salvatore
Anelli continua un'erta ricerca di scomode memorie, filtrate con
sensibilità e una pratica artistica rischiosa anche per
lo stesso autore. |
|
Vincenzo
Trapasso vince la scommessa di inserire il più alto numero
di materiali e riferimenti nelle sue composizioni, che risultano
però straordinariamente armoniche. |
|
I
colori squillanti di Berlingeri non traggano in inganno sollecitando
piaceri dell'occhio apparentemente fuori moda: la ricerca dei
suoi segni è sofisticata e profonda. |
|
Antonio
Pujia Veneziano potenzia l'allusività di immagini basiche
ponendole in un contesto gremito di sorvegliatissimi segni. |
|
Dario
Carmentano sfida la gravità con memorie etniche calorose,
cucite con fermo gusto della composizione. |
|
Giulio
Telarico indaga le ripetizioni dei segni ortografici e ricava
textures allusive a mondi culturali tra loro infinitamente distanti.
|
|
FrancoFlaccavento
ricostruisce la fucina immaginifica del pensatore con frammenti
materici e organici legati da un coltissimo colore. |